Recensioni

Recensioni & Consigli


Da molti anni in Nestore opera il piccolo, ma attivo gruppo "Spazio letture condivise" che nell'ambito delle attività di NestoreCafé propone legge e commenta libri.

Continueremo ad aggiornarvi sulle proposte di questo gruppo e ovviamente, saremmo molto contenti di aggiungere le vostre recensioni, relativamente a libri, cinema e spettacoli teatrali.


I libri

Sempre nel posto sbagliato di E. W. Said (Gruppo letture condivise 21/03/24)

Edward Said, nato a Gerusalemme nel 1935 e morto a New York nel 2003, è stato un grande intellettuale, scrittore e saggista alla Columbia University, oltre che attivista per i diritti palestinesi

Ammalatosi di leucemia, prima dell'addio ha voluto lasciare una autobiografia, riferita però al solo periodo della sua formazione,  prima del trasferimento definitivo negli USA. 

Ha raccontato della sua vita trascorsa nei periodi dalla cacciata del popolo palestinese, tra Gerusalemme, Il Cairo, Libano e Stati Uniti. Sempre in situazioni di precarietà, alla ricerca di un suo modo di essere dove faticava a trovare una sintonia nelle sue relazioni con coetanei e compagni di scuola. Si è trovato "straniero" in ogni situazione, e soprattutto come arabo/palestinese di religione cristiana nella scuole anglofone che ha sempre frequentato. Si è "occidentalizzato"  ma sempre senza trovare una sicura sintonia in contesti in continua mutazione.  A questo si aggiunge un rapporto problematico con il padre, imprenditore di successo, americanizzato al Cairo, e con la madre, con cui è stato legatissimo ma incapace di rendersi indipendente nelle scelte di vita.

Grande discussione sui motivi delle difficoltà a trovare una propria strada nello sviluppo della sua personalità, prima di arrivare al brillante percorso professionale nella Università americane. Hanno prevalso le incomprensioni e le coercizioni nel rapporto con i genitori, oppure i continui cambiamenti socio politici per cui non ha mai avuto dei riferimenti stabili nei continui cambiamenti di contesto?

UN'ODISSEA  di D. Mendelsohn (Gruppo letture condivise - 20/02/24)

Apprezzamento quasi generale sulla qualità dell'opera, e con interessanti differenze sulle modalità di lettura.

Intanto può essere visto come un seguito della precedente lettura del saggio di Bettini sul lascito dei classici, per cui a differenza che in Europa negli Stati Uniti resta in un ambito accademico

La vicenda tratta del rapporto problematico di un figlio, Daniel cinquantenne professore universitario, con il padre Jay che ha voluto superare le difficoltà e le incomprensioni partecipando ad un seminario sulla lettura dell' Odissea,  e successivamente a una crociera sui luoghi del percorso di Telemaco e Odisseo/Ulisse fino  ad  Itaca.   Alla fine si arriva ad una comprensione e accettazione reciproca, e così fino alla morte in serenità  di Jay.

Le differenze di lettura che sono venute fuori sono da riferirsi a diversi ambiti:

- le difficoltà relazionali in una famiglia numerosissima e diversa in ambito culturale e affettivo

- l'interesse suscitato dalla rilettura dell'Odissea

l' interpretazione degli studenti e di Jay sul comportamento di Ulisse e Telemaco.

Commento di Marco F.

 Il padre dell’autore chiede al figlio di partecipare al seminario sull’Odissea, e il figlio glie lo concede, a patto che taccia. Ma il padre non tace, ed espone continuamente idee poco ortodosse sull’Odissea (Odisseo non è un grand’uomo perché si perde per strada i suoi uomini, e torna solo; Odisseo non è un eroe perché piange spesso, e gli eroi non piangono), interagendo con gli studenti e creando scompiglio.

 Al termine del seminario padre e figlio si imbarcano in una crociera “sulle orme dell’ Odissea” e lì il gioco, già iniziato nel seminario, si fa complesso. Abbiamo un padre e un figlio, nel romanzo e nel poema. Il padre è lontano per gran parte delle vita, come Telemaco è lontano da Odisseo, e ritrova il figlio da grande, nel seminario e nel viaggio, come Telemaco incontra Odisseo dopo molti anni di assenza.

Un romanzo-saggio che parla dell’Odissea con un sacco di spunti intelligenti di “dissezione” del testo (voglia di rilegger l’Odissea), ma anche del rapporto padre-figlio e della costruzione di un rapporto complesso. Continuo nel libro   un gioco di specchi fra il poema e la realtà, che inizia coi ragazzi del seminario che proiettano storie dell’Odissea e caratteri dei protagonisti sulla loro esperienza quotidiana (è figo, è uno stronzo, non doveva fare così…), e poi si proietta sulla vita e la relazione dei protagonisti, padre e figlio.

Chi ha paura dei greci e dei romani di Maurizio Bettini (Gruppo letture condivise - 26/1/24)

Interesse e generale apprezzamento dell'opera. Viene riportato in modo documentato il lascito dei classici, che per noi europei è tuttora significativo al livello culturale in senso lato, per quanto riguarda i concetti di libertà, democrazia, cittadinanza, libertà di parola, tutela delle persone e dei beni, uguaglianza di fronte alla legge (v. a pag. 147).  Certamente le situazioni vanno contestualizzate, ad es. il fatto che per gli antichi era "normale" che ci fosse la schiavitù. Resta comunque il fatto che nel corso dei secoli subentrano varie forme di revisione e al limite di rifiuto, e questo in relazione alle evoluzioni del cristianesimo, e poi con trasformazioni epocali come con la rivoluzione francese. Ma ancora ad oggi le nostre radici culturali permangono, a differenza di quanto avviene nella cultura anglosassone specialmente negli Stati Uniti, dove per le diversità della storia, soprattutto con la sofferta abolizione dello schiavismo, è significativo un diffuso   rifiuto che prende forma in un atteggiamento di "cancel culture". E per venire all'oggi viene però evidenziato come in funzione della situazione politica, delle trasformazioni tecnologiche e della crisi climatica ci si prospetterebbe una nuova fase di revisione del nostro passato, e con una nota di pessimismo ci si domanda quali saranno le trasformazioni al livello europeo e globale. Il tutto è ben evidenziato nel commento inviato successivamente da Anna M, riportato nello scritto allegato.  Viene anche riportato un commento di Marco F, che non aveva potuto partecipare alla riunione, e che riporta come anche in Italia dovremmo avere una forma di cancel culture per la nostra storia recente, almeno al livello "monumentale"

La speranza africana di Federico Rampini (Gruppo letture condivise - 19/12/23)

Al di là di qualche riserva sulla forma comunicativa/ giornalistica, viene generalmente apprezzato il contributo conoscitivo del libro.

Si tratta di una utilissima opportunità di informazione sulla realtà africana di oggi, nella sua complessità e collocazione nel contesto politico mondiale.

Speranza sembra in effetti il termine più significativo in riferimento agli sviluppi in corso, al di la dei drammatici problemi di corruzione e conflitti etnici nei vari stati.

Il tratto saliente è la collocazione nell'ambito del dualismo Oriente/ Occidente, per cui è prevedibile un progressivo inserimento in ambito BRICS, a cominciare da Egitto ed Etiopia. Il tema ricorrente è il superamento del lascito del colonialismo occidentale, che è peraltro ancora presente con senso di colpa nella cultura e nei comportamenti dei paesi europei degli Stati Uniti. Per converso sono sempre più presenti, in varie forme, le integrazioni politiche ed economiche con la Cina, soprattutto, e poi di Russia e Medio Oriente.

Svegliamoci di Edgar Morin (Gruppo letture condivise - 21/11/23)

Prima viene ripresa in generale la grande figura di Morin, e in particolare i tratti significativi del suo pensiero a partire dalla sottolineatura che gli aspetti dell'umano (umanismo!) devono coesistere con gli aspetti di razionalità.

E' centrale nel suo insegnamento della storia dell'occidente il superamento dell'antropocentrismo, da Copernico fino ai giorni nostri (non siamo più il centro dell'universo ma una specie che ha come

obiettivo primario la sua conservazione), e da qui il principio che scienza, fisica e biologia, e di conseguenza la tecnologia non sono degli assoluti.

Poi segue il richiamo al contenuto del libro, dove il principio ecologico è attualizzato soprattutto all'oggi, di fronte ai pericoli portati dalla crisi climatica/emissioni CO2.

Viene pertanto ripreso il tema della contrapposizione umanismo vs reazione, a partire dalla rivoluzione francese fino ai giorni nostri.

E adesso nella transizione post antropocenica è sempre più condivisa la consapevolezza del

significato di essere una particella infinitesimale nella realtà globale, e di conseguenza sulle nostre scelte, al livello individuale e socio- politico.

E appunto nella situazione attuale diventa paradigmatico il problema che ci si pone con le migrazioni.

Saranno scelte politiche fondamentali che determinano la nosttra sopravvivenza come specie umana.

Pessimismo o fiducia? Morin ci mette una nota di ottimismo, ma...svegliamoci

Tasmania di Paolo Giordano - Einaudi (Marco F. - 09/05/23) 

C’è un protagonista in prima persona, che vive e racconta gli anni fra il 2015 e oggi.

Forse è un autobiografia, e in effetti il protagonista fa lo scrittore/giornalista. In realtà non si capisce bene cosa fa, è come se si lasciasse portare qua e là dalla vita: un matrimonio agli sgoccioli con Lorenza, che non si capisce bene che ruolo svolga, se di moglie, o ex-moglie, o solo amica; il matrimonio non ha generato figli, e al protagonista ciò brucia un po’, forse più che a Lorenza; poi c’è Giulio, amico fraterno che vive a Parigi con un matrimonio in crisi anche lui, ma con un figlio conteso con la moglie, dall’incredibile nome di Cobalt; c’è un esperto di nuvole – e così abbiamo anche un bel po’ di blabla sul cambiamento climatico – come potevamo farne a meno? nemmeno a dirlo di nome Novelli – come potrebbe chiamarsi mai un fisico che vive in Francia? Il protagonista oscilla fra Roma e Parigi, e si direbbe che faccia finta di scrivere articoli per il Corriere e di progettare un libro (ancora uno?) sulla bomba atomica. Assistiamo a un grande lavoro preparatorio completo di intervista a un sopravvissuto e di ispezione sui luoghi dell’esplosione in Giappone. Intanto la Storia va avanti, punteggiata da attentati (Bataclan, ponte di Londra…) che hanno effetti viscerali sul protagonista, che però non sembra più che tanto impegnarsi nell’una o nell’altra direzione. Ma cosa vuole o cosa progetta veramente il protagonista non è dato di sapere Scrivo di ogni cosa che mi ha fatto piangere è l’ultima frase del libro. Ma con tutto ciò non sono riuscito a provare nemmeno un po’ di empatia nei confronti del protagonista: il libro sembra un po’ una scusa per parlare di tutto ciò che ci preoccupa, dagli attentati terroristi all’atomica, al cambiamento climatico, e perfino al femminismo. Ma una <storia> non c’è, e allora ti chiedi “perché scrivere questo libro?” 

Lezioni - di Ian McEwan. Einaudi, (recensioni di Marco F. e Donatella T. T. 09/05/23)

Dunque, non si può dire che Roland sia uno sconfitto, è piuttosto una persona qualunque, come uno di noi, cosa che ce lo fa sentire vicino. Ho provato molta empatia per Roland, ragazzo-padre abbandonato dalla moglie, ma che sembra non disperarsi mai, e recupera nel rapporto con gli altri.

Difficile dire se questo libro contiene un messaggio, se ci vuol dire qualcosa, al di là di raccontarci una storia ricca e ben orchestrata. C’è dentro di tutto in questo libro - forse troppo...

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Sulla riva del mare di A. Gurnah (Gruppo letture condivise 16/02/23)

I commenti e le valutazioni sono stati sostanzialmente quasi unanimi,  sia per l'apprezzamento che per la valutazione.  In premessa, per tutti la lettura è risultata piuttosto ostica, o addirittura faticosa. Non si intravede una sequenza temporale, ma si tratta di frammenti sparsi dei ricordi narrati dal

protagonista, e senza   poi un seguito. I nomi non facilitano.

Si tratta di un romanzo in pratica autobiografico, sulla vita del protagonista nel paese africano di nascita fino al forzato esilio in Inghilterra. 

Il tutto traguardato alla transizione da stato coloniale a una indipendenza dove però prevalgono disordini, sopraffazione, corruzione e ruberie. 

La peculiarità del racconto consiste in come il protagonista debba adattarsi a comportamenti che permettano una semplice sopravvivenza, sia al livello famigliare che sociale, ma con il conseguente smarrimento di una propria identità consapevole.

Insomma, un libro difficile, anche se suggestivo nella descrizione dell'incrocio tra vita individuale e problemi relazionali (e poi un mio piccolo inciso: un esempio di come sia difficile la traduzione di questo tipo di testi, a partire dal titolo, in originale "by the sea" che sembrerebbe più comprensivo rispetto a "sulla riva del mare"

 La simmetria dei desideri di Eshkol Nevo (Piera H - 10/11/22)

Nasce nel 1971 a Gerusalemme, nipote del terzo primo ministro di Israele. Riceve un’educazione laica. Si laurea in psicologia a Tel Aviv. Dopo otto anni di lavoro come pubblicitario lascia l’impiego e si dedica con grande successo alla scrittura.

 

È un bel romanzo, pieno di tenerezza, per lo più inespressa ma viva nel protagonista. Si tratta di uno di quattro amici di cui ci racconta il rapporto amicale. Sono molto diversi ma sostanzialmente si vogliono bene e si sostengono reciprocamente anche se nessuno è veramente sé stesso nella relazione con gli altri. Molte cose in realtà sono celate tra loro. Il narratore è quello che meno si apre ed è soprattutto il perno riequilibratore della collaborazione e vicinanza reciproca. Decidono di scrivere ognuno su un biglietto ciò che più desiderano realizzare nel futuro e di aprire questi biglietti per vedere se si saranno realizzati solo dopo il futuro campionato mondiale di calcio. Nessuno di loro avrà realizzato i propri sogni, ma ognuno avrà realizzato il sogno di uno del gruppo. Per dare “simmetria” a questa realizzazione manca solo che lui scriva un libro; ma è super depresso, non vede alcun senso nel suo vivere, ma deve realizzare questa simmetria e così si mette a scrivere il libro che stiamo leggendo. Per la prima volta vede negli occhi di suo padre un senso di ammirazione e orgoglio per lui. Si pensa che non gliene importi molto di questa manifestazione dell’interesse paterno, ma dopo di ciò ritorna in lui l’idea che forse può ricominciare, che la vita ha un senso eccetera. Ma non si saprà mai se così sarà perché ha un incidente ed entra in coma; non è dato sapere se si risveglierà!  

Intrigante il racconto delle diverse storie e personalità dei diversi amici.

Importanza del vissuto di un ragazzo nei confronti del proprio padre verso il quale pensava di provare solo disistima e assolta distanza!

La vita quotidiana a Roma ai tempi del Bernini di Almo Paita (Piera H. - 10/11/22)

Nato nel 1974 in Liguria e destinato a fare il contadino come suo padre, si è invece laureato e ha fatto il giornalista Rai di programmi culturali e storici (sceneggiati, documentari, eccetera). Ha collaborato a “Storia Illustrata” e a “Historia”. Ha scritto diversi libri, è vincitore di importanti premi. È morto nel 2018.

 

È una lettura ricca di informazioni di tutti i generi che ci ha lasciato davvero una visione di cosa era Roma nel ‘600, con molte conferme ma anche novità. In sostanza la città, al di là dei fatti e dei personaggi storici, prende davvero nel libro una consistenza da protagonista.

Odori, rumori, traffico, luci, umori, anonima umanità sono veramente protagonisti e rendono davvero interessante questa lettura.

Elenco qui solo alcuni tra gli elementi del quadro che mi hanno più colpita:

La quantità di umanità;

L’immensa eterogeneità delle categorie di persone presenti: romani, stranieri viaggiatori, pellegrini, prelati di ogni tipo e genere, aristocratici spesso spregevoli, prepotenti, disonesti, soprattutto vanesi. Una marea di gente sempre varia ed instabile;

La vita sempre praticamente all’aperto e tra la folla.

Alcuni aspetti: l’assistenza, il welfare, inesistente dal punto di vista istituzionale ma di fatto gestita da miriadi di confraternite, collegi eccetera senza alcuna distinzione tra gli utenti: una specie di riconoscimento ante litteram dei diritti di tutti alle cure e agli aiuti. Naturalmente con gli infiniti limiti dovuti agli usi e alle conoscenze dell’epoca. Incredibilmente positiva la descrizione del principale “ospedale” di Roma.

L’onnipresenza della religione in ogni aspetto della vita e la sua assenza apparente nella realtà dei comportamenti delle persone, specie se potenti (violenza, lussuria, eccessi di ogni tipo).

L’impossibilità di gestire in modo utile la giustizia civile e penale a causa delle innumerevoli complicazioni dovute a giurisdizioni plurime, confuse, incompetenti eccetera.

Le numerose e orribili punizioni inflitte, fino ad esecuzioni atroci e “fantasiose” che erano spettacoli frequentatissimi da ogni categoria di persone.

Molto divertente poi la descrizione dell’alimentazione dell’epoca. Specialmente i banchetti dei ricchi. E dei nobili. Sorprendenti, incredibili, ma in cui si possono anche rintracciare alcuni elementi di una eredità arrivata fino a noi.

Colpisce l’ammirazione di tutti i viaggiatori stranieri per l’uso delle forchette e per il non toccare con le dita niente altro che il pane e quindi la fama degli italiani come persone molto molto pulite. 

Moltissime altre notizie e usi interessanti. In sintesi: alla fine del libro mi sembra davvero di aver fatto un reale, attento viaggio negli alberghi (!!), nelle strade, nella città di allora.

Naturalmente sullo sfondo tutti i capolavori urbani che hanno reso Roma quello che è… In mezzo questo formicolare di tanta umanità per lo più affamata e miserabile.  


La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone (Piera H. 10/11/22)

Nasce a Napoli nel 1974. Ha scritto diversi libri, tutti molto ammalti dai lettori per i suoi personaggi e per il loro sguardo al tempo stesso ironico e molto umano. 

 

Bellissimo personaggio Cesare! Lucido, con uno sguardo cinico, o meglio ironico, su sé stesso e sugli altri.

La vecchiaia rende oggettivamente la vita misera e limitata, ma lui la osserva sempre con una sorta di umorismo ma anche con una insospettabile umanità su cui non c’è alcuna compiacenza né attenzione dell’autore. Si sente comunque un onnipresente amore per la vita che non sappiamo su che cosa si basa e da dove gli venga. Fino alle ultime rivelatrici e struggenti pagine: deve esser operato, non sapremo come andrà l’operazione, se sopravviverà oppure no. Ma prima di perdere coscienza, in tre quattro pagine sublimi Cesare elenca a se stesso tutte le cose che “gli piacciono”. Un vero, straordinario inno alla vita, fatto di cose, sensazioni, immagini, istanti dello stare al mondo… ho pianto, veramente, per una commozione profonda e per l’ammirazione per un autore che ha reso perfettamente, con un semplice elenco, come il vivere sia meraviglioso. 

Punto di fuga di  M. Shishkin (Piera H. 10/11/22)

Scrittore russo nato nel 1961. Autore di fama mondiale. Cresciuto nel centro di Mosca, ora vive in Svizzera. I suoi libri sono tradotti in oltre trenta lingue.  

 

Parlare di questo libro. Un bel problema!

Andiamo con ordine: è un grandissimo libro; non è raccontabile; io l’ho trovato sconvolgente. 

Riesco comunque a individuare quattro “nuclei” di pensiero-narrazione: la guerra, la vecchiaia, le relazioni tra umani, la risposta (filosofica) all’insignificanza dell’esistenza. 

Sulla guerra. L’assurdità, la mostruosità, senza via d’uscita. Mi sembra di averla vissuta anche io. Come fa a raccontarla in questo modo! Biograficamente non penso che abbia potuto averne esperienza diretta.

Altro che pacifismo con bandiera arcobaleno, colombe e fiorellini! Tutti dovrebbero essere obbligati a leggere queste pagine.

Sulla vecchiaia. Non riflessioni, ma la dettagliata e apparentemente impietosa descrizione del decadimento fisico e del parallelo e disperato bisogno di essere toccato, abbracciato, tenuto per mano. Ancora di più nel momento della morte…

Le relazioni tra umani. Semplificando quanto è inevitabile in un libro cosi: tutti gli esseri viventi, tutti, anche cani, gatti e altro cercano il contatto, la tenerezza, e addirittura le coccole. Molto belle le pagine che raccontano abitudini o momenti tra genitori e figlio.

La risposta all’insignificanza dell’esistenza. La ricorrente ricerca sul rapporto tra oggettivo e soggettivo, tra importante e insignificante, tra l’io e l’altro, sull’esistenza del tempo e sulla sua linearità o contemporaneità eccetera, sono sempre espressioni di un pensiero contestualizzato nello scorrere di momenti che sono vita dei protagonisti; mai avulsi come una riflessione dell’autore. Cito solo frasi che sono “risposte” a questi temi più o meno sempre presenti nel romanzo e che sono, secondo me, la ragione della struttura e costruzione di questo testo tanto moderno, commovente e inquietante:

“Dopo la morte le persone diventano quello che sono sempre state: niente.”

“Credo che la morte abbia un aspetto molto semplice, come un soffitto o una finestra; il motivo della carta da parati; il volto che hai visto per ultimo.”

“Non dare retta a Democrito! I corpi possono toccarsi e non c’è nessun interstizio tra le anime! le persone diventano ciò che sono sempre state: calore e luce”

“… quello che è stato non è mai sparito ma è vivo, è in me e in te, è la materia di cui siamo fatti.”

“La neve trasforma ogni cosa in un tutt’uno. Ciò che prima viveva per conto proprio, panchine, cassetta delle lettere, ora [comprende] la pienezza e l’unità dell’esistenza senza cuciture”. 

Basta così, tanto è impossibile dar conto di questo libro. Si può invece aprire ad una pagina qualunque e trovare umanità, intelligenza e tenerezza!

Enigmatico Giappone Di Alan Macferlane (Piera H. - 10/11/22) 

Nasce a Shillong in India nel 1941; è professore emerito di antropologia al King’s College di Cambridge. Ha insegnato antropologia sociale per trentaquattro anni. Grande viaggiatore, scopre gradualmente che tutte le sue idee sul Giappone si frantumano nello studio appassionato della sua realtà.

 

Bellissimo libro, stupefacente. L’autore è un antropologo e questo è il taglio dell’accurata descrizione -riflessione dalla quale si esce con la conclusione che si capisce che… il Giappone non può essere capito. Le categorie dei paesi “altri” (tutti!) sono inadeguate alla comprensione di questo strabiliante paese dove tutto è contraddittorio.

Qualche veloce esempio tra i mille possibili:

-    tutti i giapponesi sono persone delicate, rispettose, amanti della gentilezza sia singolarmente che come comunità. In guerra i giapponesi sono il popolo piu crudele, feroce ed efferato che si possa pensare.

-    La loro grammatica è ricca e complessa e permetterebbe di comunicare in modo chiaro e preciso; ma i giapponesi evitano sempre di farlo. Il soggetto deve essere indovinato e può cambiare a metà del discorso, non si usano genere e numero, i verbi non hanno né persona né tempo e vengono alla fine della frase. Non ci sono il positivo e il negativo eccetera eccetera. In altre parole, le lingue indoeuropee hanno una logica oggettiva; il giapponese ne fa a meno e questa assenza impedisce lo scambio astratto, e quindi il disaccordo, cosa essenziale. C’è invece un legame che unisce gli interlocutori. L’armonia interpersonale è l’essenziale, la discussione è evitata. L’incertezza, l’incompiutezza lasciano la libertà di cogliere quei segnali che fanno “capire”, ma l’essenziale di una conversazione è invece lo scambio di emozioni e a questo serve tutto il corpo: occhi, sorriso, capelli, gestualità, abbigliamento.

-    “Si” e “No” in pratica non esistono se non in casi rarissimi e in rapporti molto intimi.

-    Si aggiunga che da qui, a causa della totale relatività connaturata al pensiero giapponese, molte cose sono simultaneamente sia una cosa sia un’altra. L’ideale è il silenzio. Tutto il linguaggio è una barriera a uno scambio reale e profondo ma… il linguaggio è ricco di grandi sottigliezze allorché viene interpretato da chi ascolta…

-    Non c’è popolo sulla terra più incline alla ricerca della conoscenza esatta.

Il fatto è che la loro logica non è la nostra: la situazione ha la precedenza sulla ragione. Nulla è assoluto, ogni cosa è dipendente dalle relazioni.

Il controllo su se stessi per evitare di ledere felicità e autostima altrui sono una costante (da qui forse lo sfogo nei manga eccetera eccetera).

-    Sporcizia e pulizia. Hanno una dimensione sia fisica che etica. Le pulizie sono più che un’ossessione e imprigionano la vita con innumerevoli limiti.

   Andare all’estero significa contaminarsi con vari generi di sporco.

-    La realtà e l’invenzione non sono separate da un vero e proprio spartiacque.

-    Etica e religione. Non c’è niente che possa assimilarsi a una qualsiasi “religione”: la vita è piena di piacere e anche di sofferenza; non ci sono persone malvagie né spiriti né antenati. Non c’è un dio che punisce. Non ci sono norme nelle stelle. Siamo solo creature soggette al caso a causa di forze immensamente complesse e accidentali che agiscono intorno a noi. È una visione radicata in un passato plurisecolare eppure…

-    è il paese più ritualizzato del mondo (templi, cerimonie eccetera eccetera)! Ma si tratta di pratiche che obbediscono alle leggi dell’estetica (semplicità, equilibrio, armonia) più che a quelle di bene e di male, di giusto e sbagliato. Esiste però una grande frammentazione di credenze e non è possibile generalizzare. Tutto dipende sempre dal contesto. Etica ed estetica sono correlate. A guidare il comportamento è la paura di perdere la faccia e il rispetto degli altri. La moralità è sempre situazionale e senza nessuna trascendenza. 

Il Giappone è, insieme, la più altamente morale e la più immorale delle grandi civiltà.

Sulla riva del mare di A. Gurnah (Piera H. - 10/11/22) 

Nato a Zanzibar nel 1948. Trasferitosi poi in Inghilterra, ha insegnato all’università in Nigeria e poi nel Kent letteratura inglese e post-coloniale. Autore di romanzi e saggi centrati sul tema della partenza e della memoria. Nel 2021 vince il premio Nobel per la letteratura.

 

Bellissima, al limite della comicità, la descrizione degli inglesi, una descrizione in cui emerge bene la presunzione terribile ma anche ingenua di chi non vede niente dell’antica e anche saggia realtà del mondo che sta distruggendo. Agli “occidentali” vengono pure riconosciuti aspetti di una civiltà che può anche portare vantaggi (la medicina, la tecnologia) ma che con arroganza ed efficienza distrugge tutto ciò che di buono attiene ad altra sensibilità e altro pensiero.

Ecco perché da questa lettura si esce sconfortati e un po’ attoniti.

Importante comunque il fatto che scontri e discussioni non siano esplicite ma emergano dal quotidiano di vite comuni! Non un credo o un’ideologia ma solo la difficoltà di vivere che, probabilmente, è ciò che ci accomuna al di là di ogni categoria. Difficoltà di lettura per me i nomi e il cambiamento di soggetto narrante non sempre chiaro da subito (problema di connessione neuronale mia o scelta stilistica obiettivamente un po’ difficile?)

Punto di fuga di  M. Shishkin (Gruppo letture condivise 14/09/22)

il libro  è  stato  molto  apprezzato  da  quanti  l'hanno  letto,   il  racconto  è  coinvolgente  e  interessantissimo,   ma  va  detto  che  ha  presentato  qualche  difficoltà  di  lettura,  e  non  si  è  riscontrata chiaramente  la  motivazione  di  fondo  nella  impostazione  dell'opera,  al  di  là  appunto  dei fatti  riportati.

I protagonisti  sono  due  giovani  innamorati vicini  di  casa  nel  loro  paese nella  Russia  dei  primi del  900.   Viene  il  momento  della  separazione,  lei  resta  e  lui  parte  volontario  per la  guerra  dei  Boxer  in  Cina,  dove  si  fronteggiano  le  milizie  cinesi  e  gli  eserciti  "occidentali".    Il  rapporto  continua  con  le  lettere  che  si  scambiano,  poi  a  poco  a  poco   il   rapporto  epistolare  rimane  ma  diventa  "asincrono".  non  c'è  più  risposta  diretta.   Lei  continua  negli  anni  col  racconto  delle  sue  vicende  quotidiane  e  famigliari,  mentre  lui  è  concentrato  nel  racconto  delle  atrocità  della  guerra,    delle  sue  ansie  e  dei  rapporti  con  i  commilitoni.   Da  parte  di  entrambi  si  parla    dei propri problemi  esistenziali,  il  discorso  sulle  origini  e sulla  morte,   ad  es.  la  vicenda  della  morte  della  madre  di  lei  con  tutte  le  conseguenze  di  un  rapporto  problematico,   mentre  per  lui si  arriva  ad  una serena accettazione  del fine  vita  (v.  ultimo  capitolo  del  libro)

la  peculiarità  nello  scambio  di  lettere  è  la  continua  ricerca  del  rapporto  con  l'altro,  e  la  speranza  di  un  ricongiungimento.    Ma  viene  fuori  anche  la  cifra  significativa  sottintesa  dall'autore,  e  cioè  che  entrambi  danno  sostanza  ad  una  continua "autoanalisi"  tramite  un  rapporto  basato  sulla  parola  scritta,  che  va  al  di  la    del  semplice  scambio  verbale.

Tre di Valérie Perrin (Marco F. 30/12/21) 

Tre racconta la storia della lunghissima amicizia di tre persone, due ragazzi e una ragazza, che comincia alle elementari e continua, con alterne vicende, fino all’ultima pagina. E’ un libro torrenziale, nel quale l’autrice sembra voler riflettere difficoltà e contraddizioni del mondo in cui viviamo. Dentro a questo libro c’è la crisi delle famiglie, la crisi delle identità, la difficoltà del diventar grandi e di far crescere l’amicizia al passo con la crescita dei corpi. C’è anche della suspense, del poliziesco, un po’ di critica sociale e, come un motivo ricorrente, l’animalismo.

Insomma, c’è un po’ di tutto dentro a Tre, ma, se ci si lascia andare, è un libro che ti travolge, di quelli che non spetteresti mai di leggere, a dispetto delle dimensioni considerevoli… I caratteri dei tre protagonisti sono delineati molto bene, e la tecnica del racconto, che alterna storie che riguardano l’uno o l’altro dei tre, e scorre avanti e indietro nel tempo di tre decenni, aiuta a mantenere la tensione e ti fa veramente voglia di sapere che succederà nelle prossime pagine.

Se mi sento di scommettere che non è un libro che entrerà nella storia della letteratura, anche perché lo stile è a volte un po’ faticoso e contorto (quanto dovuto alla traduzione, non so), ma certamente resterà come un grande libro che ti fa sognare.

Klara e il sole di K. Ishiguro (Gruppo di Lettura 12/11/2021)

Il libro ha suscitato un notevolissimo interesse, e ha coinvolto un pò tutti.  Molto diverse la chiavi di lettura della vicenda dell'androide Klara.   Come in tutti i racconti di fantascienza, la narrazione potrebbe essere un pretesto per raccontare di una famiglia allargata alle prese con i propri probemi esistenziali, anche se per alcuni l'interesse sembrerebbe concentrarsi sulla figura dell'oggetto androide, come esemplificazione di un possibile futuro. Di particolare efficacia la descrizione delle sue aspettative, di come le percezioni e la conoscenza dello spazio/ tempo sia in "riquadri", e il rapporto con gli altri sia riferito alle funzioni, piuttosto che alle persone in se. Ma soprattutto quello che conta è il rapporto col Sole, fonte di energia e dispensatore di grazia.  Alla fine però resta un accenno alla sua possibile "umanizzazione"!

E allora tutta la vicenda dei protagonisti resta traguardata alla percezione di Klara, e ai suoi continui tentativi di intercessione con una grazia solare. E viene fuori come i problemi dei protagonisti siano sempre riferiti a relazioni problematiche, dove il cosa fatica ad riscontrarsi con il come. E viene opportuno un riferimento a quanto sia oggi cambiato il mondo relazionale, come ben descritto  da Barisoni. Nella transizione epocale a internet, è sempre più evidente che cambiano i rapporti, anche al livello personale, tra quello che ci aspettiamo, e che deve prevalere, e quello che ci viene proposto. Resta comunque nella lettura del racconto la percezione della difficoltà a penetrare e condividere gli stati d'animo e le aspettative dei protagonisti, e subentra un senso come di angoscia. Verrebbe una domanda: ma  allora dove è il nostro Sole?

Terra incognita,  di Sebastiano Barisoni (Gruppo di lettura 20/10/21)

Viene delineato il percorso socio economico in Italia dalla fine secolo scorso ai giorni nostri, attraverso la crisi e le trasformazioni subentrate al livello modiale dopo il 2008.   Non ci sono più i riferimenti certi di una volta, ci muoviamo dunque in una terra incognita, e oggi più o meno consapevolmente siamo in una rivoluzione, non tanto e non solo per il digitale,  ma soprattutto per il web.    Si sono rovesciati i paradigmi nei rapporti domanda/ offerta, oggi è il cliente (in senso lato) che conduce la danza.   In ogni tipo di rapporto è possibile, grazie alle informazioni via web, andare alla ricerca del valore aggiunto. Attenzione però alla trappola dell'algoritmo: la componente empatica resta fondamentale, così come il rapporto con la consulenza opportuna.  E comunque sempre onore al merito, alla responsabiltà di ognuno e alla giustizia sociale nella disponibilità delle risorse. Grandissimo interesse anche da parte di chi non aveva letto il libro. Verrà quindi ripreso anche nel prossimo incontro per gli approfondimenti del caso

Il sari rosso di Javier Moro (Gruppo di lettura 20/10/21)

Consenso generale sulla grandezza della vicenda di Sonia Maino, raccontata in modo magistrale dall'autore.  Da Orbassano, Torino, all'università di Cambridge e poi in India nella dinastia Nerhu/Gandhi, diventa indiana,  Sonia Gandhi, erede della dinastia stessa.  Grandi discussioni sul fatto che si tratti di una storia più o meno romanzata, e poi nell'accostamento a Indira Gandhi sembrerebbe di percepire una contrapposizione tra le due figure: Sonia in positivo e Indira in negativo.  Vero invece, al netto delle personalità e dei comportamenti differenti, che ambedue hanno vissuto in continuo il conflitto tra gli affetti famigliari e la missione politica.   E comunque grande merito del libro di averci introdotto nell' universo indiano, un miliardo di persone (etnie, conflitti, culture, grandezze e miserie,  su dimensioni per noi inimmaginabili)

Malinverno di Domenico Dara, Feltrinelli (Marco F. 14/10/21)

 …se il destino dei libri è morire come esseri viventi, anche gli uomini, quando smettono di respirare, non diventano che storie. E’ questa la frase finale del libro, in terzo di Dara che leggo. Molto diverso dagli altri due, è la storia di Astolfo Malinverno, bibliotecario di Timpamara, luogo non situato nel tempo né nella storia. Il libro, ma anche Malinverno, ha tre poli di attrazione: i libri, la morte e l’amore. Ma anche Timpamara è “fatto di libri”: è infatti sede di un enorme macero nel quale ogni giorno arrivano tonnellate di carta, e anche libri, fra i quali Malinverno pesca a piene mani. Il protagonista fa fatica a distinguere fra i tre poli: bibliotecario, ma anche guardiano del cimitero, seppellisce i libri quando diventano inservibili, e converte in personaggi i morti che custodisce.

Che sorpresa quando una morta misteriosa e senza nome, che lui ha battezzato Emma (Bovary) si incarna in una visitatrice del cimitero. E lui, che appunto scambia la vita con la letteratura, e già si era innamorato della presunta Emma, si innamora anche di quella incarnata. Ma la via di Astolfo non è una vera vita, lui vive nelle storie dei libri, sicché non capisce la differenza che c’è fra amare una persona e un personaggio.

Malinverno è una meditazione sulla morte, dei libri e delle persone. Già, perché lui è orfano dei genitori, ma anche di un gemello, nato morto. Ma non è un libro triste, né cupo: Malinverno, semplicemente, convive con la morte. E ci invita a riflettere su aspetti, magari marginali, della morte, quando gli vien chiesto di seppellire un cane e di riservare al padrone lo spazio accanto; o di seppellire una gamba da parte della persona alla quale è stata amputata; o di sposare una persona con l’anima di un morto…

Una lettura lenta, densa, che ti tira dentro senza sapere perché

Tre piani di Eshkol Nevo (Flavia O. 24/9/21)

Eshkol Nevo è uno scrittore israeliano che ed ha trascorso l’infanzia tra Israele e gli Stati Uniti. E’ laureato in psicologia, ma ha lavorato anche come pubblicitario e docente di scrittura creativa. Il romanzo è stato fonte di ispirazione dell’omonimo film di Nanni Moretti presentato a Cannes nel 2021.>

Il libro narra la storia di tre famiglie che vivono su tre piani della stessa palazzina. Tre piani e tre storie diverse tra loro ma forse collegate dalla necessità dei personaggi di raccontare la loro storia perché il loro raccontarsi rappresenta una forma di liberazione dalla pena che provano e dalle debolezze che vivono e per riparare a quanto hanno fatto, per giustificarsi delle loro azioni.

Prima di iniziare la lettura mi sono soffermata sulla prefazione che interpreta le storie come istanze freudiane (Es – Io – Super Io) e forse mi sono lasciata condizionare nel giudizio considerando il libro come un esperimento che va oltre gli schemi letterari, un “occhio” che entra nelle storie come se fossero tre sedute psicologiche. Riporto solo una frase della protagonista dell’ultimo piano, una donna, un giudice in pensione, una persona che ha condotto una vita molto rigida…”volevo parlare con te perché sapevo che a te avrei potuto dire solo la verità e questo mi avrebbe costretto a fare la cosa più difficile, levare le maschere e guardarmi in faccia, guardare le mie scelte e le loro conseguenze, nel bene e nel male, anche nel peggiore dei mali…”

E’ un racconto che si addentra con estremo equilibrio e rispetto nei sentimenti umani.


Il silenzio di De Lillo (Flavia O. 24/9/21)

E’ un libro che si presenta compatto, con una copertina nera, piccolo, quasi a ricordare un cellulare.

L’autore racconta di 5 personaggi che si trovano a vivere una situazione eccezionale di black-out di tutta la tecnologia esistente.

Potrebbe sembrare un tema inflazionato, trattato da molti autori e registi, ma la narrativa asciutta di DeLillo ha reso il tema nuovo o quantomeno visto da una nuova angolazione.

Infatti nel romanzo non si descrivono le cause di quanto è avvenuto, né i sentimenti provocati nelle persone, ma si descrivono le reazioni dei personaggi e si raccontano gli effetti che tale fenomeno ha provocato nell’essere umano.

Nel libro infatti diventano protagoniste le reazioni dei personaggi, reazioni che sono sconclusionate, di disagio, quasi di paranoia…l’eco del nulla.

Prima di iniziare a leggere mi sono posta la domanda di come si possa raccontare il “silenzio”, ma poi ho capito che l’autore voleva descrivere cosa significa il silenzio, ovvero l’incapacità di comunicare davanti all’assenza dell’immagine, davanti al fatto che non funzionano più gli strumenti più semplici come il telefono, il televisore, il computer.

Un silenzio che mette i personaggi faccia a faccia con quanto la tecnologia si sia presa di loro stessi, del loro modo di stare con gli altri, della loro memoria.

Non so dire se questo libro mi è piaciuto in modo particolare, ma posso sicuramente affermare che ha avuto la capacità di indurmi a fare delle domande anche dopo aver finito di leggere e mi ha colpito il fenomeno del “silenzio”, il senso di oscurità che viene trasmesso. 


La matematica è politica di Chiara Valerio  (Marco C. 24/09/21)

Il libro della C. Valerio, in forma di saggio, ha un titolo che può sembrare un pò provocatorio e paradossale.    Però si tratta di una analisi dei nostri comportamenti, al livello personale e socio culturale, traguardati a principi e valori che dovrebbero essere di patrimonio comune.   

Matematica, in questa accezione,  è una forma mentis che ci  permette consapevolezza  e responsabilità nei nostri comportamenti.   

Si tratta della attitudine e della capacità  di trattare le comunicazioni e le informazioni in modo efficace,  di riscontrarle a fronte di regole appropriate e di trarne le indicazioni per il nostro agire. 

Il nostro portato personale è poi da verificare in confronto a quello degli altri, se coerente o se sono necessari aggiustamenti, o al limite si risolvano eventuali conflitti con una efficace opera di mediazione. 

Il risultato è che si arrivi a una condivisione che porta valore aggiunto alle nostre azioni come collettività, si definiscano le azioni e i programmi migliorativi e di sviluppo.  In matematica questo principio è definito di super additività: (x + y)2 non è solo la somma di X2 + y2 ma è aggiunto 2xy.     

Alla base di questi principi c'è un presupposto essenziale, e cioè che il tutto funziona se il sistema di comunicazione e di relazioni è corretto ed effettivo, e porta a condivisione (cosa questa che oggi è 

tanto più problematica in periodo di pandemia).   

Il tutto è traguardato a quanto previsto nel dettato costituzionale:  le regole vanno condivise ed è responsabilità di tutti la applicazione corretta e responsabile 


Una questione privata, di Beppe Fenoglio - (Gruppo di lettura 22/09/21)

E’ la storia del giovane Milton, militante partigiano nelle Langhe, la cui “questione privata” è la vicenda del vissuto con Fulvia, del tormento nell’apprendere dell’innamoramento di Fulvia per l’amico Giorgio, anche lui partigiano.  E poi l’ossessione nella ricerca di Giorgio,  che era stato  catturato, per avere spiegazioni. Il tentativo  di arrivarci con uno scambio di prigionieri, e infine una fuga disperata che finisce in un bosco davanti a un muro di alberi, e a un metro….crollò.

Il commento generale e la discussione è stata soprattutto riferita al significato della storia. La vicenda in se è al limite del non credibile, e poi non  c’è conclusione, Milton muore o la storia continuerà (?).   Ma l’essenza del racconto sta nel contesto della lotta dei partigiani (badogliani e rossi) contro i fascisti. E  gli orrori che coinvolgono le vite, e le coscienze , di tutti. Tanti episodi drammatici, la consapevolezza di una possibile morte in battaglia, anche i ragazzini staffetta.   E per restare in tema la pioggia continua,  il fango dappertutto.

Un libro assurdo e misterioso, per citare da un commento di Calvino riportato nell’ultima di copertina del l’edizione Super E T


Un mondo a portata di mano di Maylis de Kerangal Feltrinelli (Marco F. 22/09/21) 

Una ragazza giovane e un po’ senza arte né parte trova un ruolo singolare e nuovo: imparare la decorazione in una scuola severissima di Bruxelles. Lì starà sei mesi e tornerà “grande”. È un romanzo di formazione, perché ci racconta come una “figlia di famiglia” che vive ancora coi suoi a Parigi pian piano “diventa grande”: farà lavori di ogni genere in quel campo, da dipingere pareti a fare scenari per il cinema. Ma nello stesso tempo ci racconta del sottile muro che separa l’arte dell’artigianato (fare un’imitazione così perfetta di un marmo usando colori e pennelli, non è un po’ arte?). Ci racconta della difficilissima acculturazione dei decoratori, che devono imparare a imitare tutto con cura (il racconto delle sedute della scuola di Bruxelles è impressionante, ma è anche una meditazione sull’arte e le sue radici: alla fine Paula è ingaggiata per la riproduzione dei disegni/graffiti di Lascaux, e mentre lavora si sente compagna di quei nostri antenati.

Lo stile del racconto è particolare: è come se l’autrice si sentisse premere da dietro le spalle, come se volesse affrettarsi a raccontare in una scrittura turbinosa, tutta al presente, ansiosa in qualche modo, ma non scorrevole.


Kazuo Ishiguro Klara e il sole Einaudi (Marco F. 22/09/21))

Il libro i svolge in un mondo distopico, ma non tanto. La protagonista è un robot, che vive in un negozio di AA (così sono chiamati) nell’attesa che qualcuno se la porti a casa. E finalmente una ragazzina adolescente, Josie, la sceglie e la porta a vivere in una casa isolata nella campagna, assieme...

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L’inverno del nostro scontento  di J. Steinbeck (Gruppo di lettura)

Quanto  lontano da FURORE. Da una vicenda che ha coinvolto tutta una comunità, migranti verso l’ovest alla ricerca di una nuova vita, a quella del dramma di un uomo solo, in un contesto di consumismo e mancanza di valori.

Il libro ha avuto da parte di  tutti un grande apprezzamento, anche se non al livello, appunto, di Furore.

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Storia della mia gente di E. Nesi (Gruppo di lettura)

Molto favorevoli tutti i commenti. Viene colto il valore e la personalità di un protagonista, che dalla realtà della azienda di famiglia, inserita nel contesto produttivo del tessile di Prato, sceglie un proprio percorso dove prevale una formazione culturale, che poi lo porta a diventare scrittore di successo.

E’ comunque coinvolto nel tracollo del settore del tessile artigianale  a Prato, subentrano i cinesi, ed esplode la crisi che coinvolge tutti i produttori, con la presa d’atto che il settore non ha saputo inserirsi in un nuovo sistema globalizzato.


Apeirogon di Colum McCann Feltrinelli  (Marco F. 04/06/21)

Apeirogon è un nome greco che indica una figura con un numero elevatissimo – ma numerabile – di lati (infinitamente numerabili, dice lui).

È uno dei libri più complessi che io abbia mai letto. Un po’ romanzo, un po’ intervista, un po’ cronaca, un po’ storia, un po’ enciclopedia. 

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ECONOMIA SENTIMENTALE, di Edoardo Nesi (Gruppo di lettura)

Tutti d’accordo, una testimonianza straordinaria sul valore e sul significato della relazione, con i famigliari, nel contesto   della realtà di Prato, e in generale nella società di oggi, specialmente post COVID.  Straordinario il racconto del rapporto col padre.

C’è sempre consapevolezza, partecipazione e speranza.

Che cosa ci aspetta dopo il secolo terminato nel 1970?  Come evolverà il modello capitalistico? 

Gli economisti più illuminati anni fa avevano già previsto la situazione di oggi e la necessità di un cambio di paradigma.

E sulla crisi post COVID si può comunque prevedere la possibilità di una uscita in positivo (le interviste con Giovannini) 


LA CAREZZA una storia perfetta,  di Elena Loewenthal (Gruppo di lettura)

Il libro ha avutol un riconoscimento pressoché unanime da parte di tutti noi presenti.

C’è da dire tuttavia che si tratta di una lettura non facile, se vogliamo andare ai significati e contenuti insiti nel racconto

Viene comunque riconosciuto il grandissimo valore letterario dell’opera.

Due prof si ritrovano (casualmente?) a passare una insieme una notte d’amore dopo il convegno a Rossano Calabro sul Codex Purpureus Rossanensis. Da qui nasce un rapporto totale e assoluto al di fuori e al di sopra dei rapporti sociali e famigliari, e del tempo. Passano venti anni di lontananza, ma sono sempre presenti l’un l’altro. Avevano creato un corpo unico, pelle a pelle.

Si ritrovano dopo la “lacuna” ventennale, e tutto è come prima. Alla fine resta a lei il ricordo della carezza di addio. 

Tutto il racconto sembra traguardato attraverso le modalità di lettura del Codex,  la paeleologa e il filologo….

Non abbiamo riscontrato, mi pare, nei nostri commenti una chiave di lettura univoca. Anche da una intervista rilasciata dall’autrice qualche giorno fa, e riportata su Raiplayradio pagina tre, non si trae molto di più.

Questo è quanto mi sento di riportare, ma forse manca qualcosa. Qualcuno di voi presenti vuole magari precisare o aggiungere ulteriori  commenti?


L’uccello che girava le viti del mondo di Haruki Murakami. (Marco F. 09/03/21)

È un libro enorme, nel quale c’è di tutto: dal lavoro all’amore, dalla prostituzione alla storia, dalla guerra al mistero, dalla moda alla memoria… Non so se la presenza di tutti questi temi sia giustificata dentro a questo libro, ma la maestria con la quale Murakami sa “tirarti dentro” alle storie è tale da stregarti e farti desiderare che non finisca mai. Il protagonista della storia è un trentenne, disoccupato per scelta, che, suo malgrado si infila in una ricerca di se stesso che lo condurrà a visitare un mondo “altro”, popolato di misteri inquietanti, e probabilmente specchio del suo io. Murakami è un autore sempre in equilibrio fra realismo e surrealismo, e confesso che non mi piace quando scivola troppo sul versante irrazionale. Però, questo libro ha una storia che si svolge nel reale, anzi più di una storia, intrecciate l’una con l’altra, e uno ha veramente voglia di “vedere come va a finire”. Il lettore resterà deluso, perché la fine si svolge nel mondo “altro”, ma prima di arrivarci saremo trasportati nella guerra del Manciukuò dove russi, giapponesi e mongoli si diedero a ogni sorta di efferatezze; inseguiremo il gatto di casa del protagonista, e la moglie del medesimo, che spariscono misteriosamente, seguiremo la campagna elettorale di un politico rampante e vacuo; impareremo come si fabbricano e si vendono parrucche e come ci si sente a passare qualche ora sul fondo di un pozzo secco. Non è facile superare le prime 100 pagine, nella quali sembra non succedere nulla, ma in esse con grande abilità Murakami dissemina “tracce”: l’acqua, i pozzi, le mazze da baseball, i vestiti… che ricorreranno misteriosamente qua e là, nel prosieguo del libro, come certi temi nelle opere di Wagner; ci sono molti personaggi, quasi tutti inquietanti: un vecchio reduce di guerra privo di un braccio, una sedicenne un po’ svirgolata, che dice le cose più sagge del libro, un giovane muto per scelta, efficientissimo segretario della madre-imprenditrice. Insomma, avrete capito che questo libro è una macedonia, ma è una macedonia di frutti strani e deliziosi! 


La donna degli alberi - di Lorenzo Marone (Gruppo di lettura)

I commenti sono stati, anche di più del solito molto variegati.

Si va dal mi piace al non mi piace, con tutte le sfumature intermedie

La donna degli alberi narra una strana storia, di lei che fugge dalla città per passare un anno nella sua baita in montagna.  Vuole ridare un senso alla sua esistenza, vuole vivere una vita vera In armonia con la natura, Il paesaggio il Monte, la Valle,  con gli animali grandi e piccoli, comunica con loro,  con le piante soprattutto, e si occupa della loro sopravvivenza.

E poi il bisogno di relazione si realizza con persone di cui si trova a condividere affetti e speranze, la Guaritrice, la Rossa, la Benefattrice, e soprattutto lo Straniero, di cui arriva a proseguire il compito di piantumare tutto il versante nord del Monte.

La vita scorre, è coinvolta nei parti dai vitellino   alla bambina (di chi?). Sta per tornare in città  dopo un anno, quando sente che nel paese la chiamano ‘la donna degli alberi’   ed ecco che torna indietro.

Ebbene si, è una storia che potrebbe sembrare un po' sconclusionata, e magari a volte anche contraddittoria. Direi che andrebbe però letta in un contesto che oggi recepisce un nuovo modo di intendere la nostra posizione come genere umano. Come per tutti i generi si tende alla conservazione della specie, ma c’è modo e modo. Le piante sanno farlo meglio di noi, la nostra donna l’aveva intuito. Noi invece sembra che vogliamo anticipare la nostra estinzione,  se non sappiamo preservare l’ambiente con un programma ecologico a livello mondiale.

Voglio citare in proposito due articoli comparsi nei giorni scorsi  sul Domani

Il filosofo Paolo d’Angelo sostiene che anche per le piante la vita è un inferno

Il biologo Stefano Mancuso sostiene invece che nell’arte della sopravvivenza le piante sono migliori di noi.

E’ evidente da che parte sta l’autore…


La carezza – Una storia perfetta. Elena Loeventhal (Marco F. - 19/01/21)

Ecco, una storia perfetta è un titolo perfetto.

Un’eserga infatti dice “Ecco la storia che avrei voluto vivere, non scriverla”

Lea e Pietro sono due filologi medievisti e amanti a singhiozzo.

Non sappiamo nulla della loro vita “privata”, sappiamo solo (un po’) del loro lavoro, ma soprattutto dei loro incontri.

Nel ’99, a un convegno si vedono e scoppia la scintilla. Non sappiamo perché né come, anche se sappiamo (molto) dei loro incontri.

Per 20 anni si perdono di vista, si ritrovano più vecchi nel ’19 a Napoli, e tutto ricomincia: la magia dell’amore. Che apparentemente continuerà e non finirà mai. E non si dicono niente dei rispettivi coniugi, dei figli, delle loro difficoltà quotidiane, dei loro sogni e progetti. Si direbbe che è un libro sull’amore allo stato puro.

E’ tutto molto teorico, poco verosimile (età…) ma è un romanzo, non la vita.


L’amore normale di Alessandra Sarchi. Einaudi (Marco F. - 19/01/20) 

Un libro perfetto, una riscrittura di una commedia degli scambi di Feydeau ai nostri tempi, dove dunque, non c’è nulla da ridere. I personaggi principali del libro sono sei: Laura. Insegnante, suo marito Davide, medico, Violetta, figlia 17enne della coppia, Bettina, 9 anni, altra figlia, Mia, 26 anni, bibliotecaria, Fabrizio, ex fidanzato di Laura.

 Laura subisce un tumore al seno, viene operata, e Fabrizio le è molto vicino… e riprendono il loro legame. Davide finisce quasi per caso fra le braccia di ...

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Anime baltiche Jan Brokken Iperborea (Marco F. - 19/01/21) 

Libro insieme tristissimo e interessantissimo.

Triste perché nulla di ciò che riguarda i personaggi di cui parla il libro è felice: tutti scappano, tutti perdono, tutti sono perseguitati.

Interessante perché, pur essendo formato da vari capitoli staccati, ognuno dedicato a un personaggio diverso, ti fa entrare nella storia dei Paesi Baltici, di cui noi non sappiamo niente, e ti racconta un intrico di poteri, di conquiste, di “passaggi di proprietà” che ...

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V. Perrin – Cambiare l’acqua ai fiori (Marina B. C.)

Il libro, il cui titolo mi è stato suggerito da “Robinson” (l’allegato del giornale Repubblica), è stato scritto da una quasi esordiente: l’autrice infatti ha sempre lavorato nel mondo dell’arte ed è stata fotografa di scena delle più importanti produzioni cinematografiche francesi tra cui quelle del marito Claude Lelouch. All’inizio della lettura ero un po’ perplessa, mi sembrava uno dei quei romanzi francesi tra il frivolo e l’accattivante, privi di consistenza letteraria, ma inoltrandomi…

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Autori vari (Marina B.C.)

Pima, avevo letto “I quaderni di Don Rigoberto” di Mario Vargas LLosa, autore che non conoscevo. Questo forse non è il suo libro migliore, ma è un bravissimo scrittore quanto a linguaggio, cultura, esposizione dei fatti: sul contenuto del libro beh, posso dirvi che io, personalmente, ho una diversa concezione del sesso e dell’amore!

Un altro libro che vi consiglio è “Un uomo per tutte le utopie” di Paolo Gulisano: illustra il trattato filosofico “Utopia” di Tommaso Moro, che fu filosofo, uomo di stato e consigliere di Enrico VIII (che poi lo mandò sul patibolo perchè apertamente non condivise alcuni punti di vista del sovrano il quale si sa, aveva la scure facile), ed anche altre concezioni di utopia di altri filosofi: interessante, di agile lettura e Tommaso Moro mi è simpatico perché pare che disse: chi sa ridere di stesso, si divertirà per tutta la vita!

Poi riletture come “Pierre et Jean” di Maupassant, una delle più riuscite prove dell’arte dell’autore e “Chèri” di Colette, storia di una cortigiana d’alto bordo di fine ottocento della quale si incapriccia ll giovanissimo, bellissimo ma fatuo Chèri: peccato che fra i due ci sia una differenza d’età di 25 anni (lei ne ha 50) e, nonostante i tentativi da parte di lui per portare avanti il rapporto, la vecchiaia di lei incombe (anche se mi fa molto ridere l’idea che una donna d’oggi di quella età sia considerata vecchia e fuori dai giochi d’amore!). Il rapporto si tronca anche se lui, sopraffatto dal rimpianto e dall’amore che scopre di nutrire per lei, alla fine si uccide: è un po’ un feuilletton ottocentesco che lessi un secolo fa!

Ora che finalmente le librerie sono riaperte ho comprato “Breve trattato sulle coincidenze di Domenico Dara, di cui mi era molto piaciuto Appunti di meccanica celeste: datemi il tempo di finirlo e poi vi riferirò,


A. Forcellino - Una vita felice. Raffaello (Piera H.)

Bellissima lettura/studio! Per prima cosa perché conoscevo poco Raffaello; per seconda cosa perché questo genio ha avuto una personalità e una vita veramente felice: un immenso e appassionato artista che era anche bellissimo, gran signore, nella accezione più alta di questa espressione, completamente privo di arroganza: non solo mite, ma capace di coinvolgere gli altri artisti e di riconoscerne e valorizzarne le capacità (un vero e grande Maestro), ambizioso al massimo non come arrivista ma perché pienamente consapevole del proprio valore.

Serio e attento studioso, seppe introiettare la classicità (che contribuì a riscoprire con molti scavi e studi), ma rinnovandola profondamente con la sua personalità - piena di amore per la vita, di attenzione all'umanità concreta - attraverso disegno, luce, colori esprimendo una forte e per i suoi tempi audace sensualità, piena di bellezza e di gioia!

L'autore del libro è anche un grande restauratore e questo ha dato un taglio particolare al suo libro, attento a tecniche e materiali e alla loro evoluzione e contaminazione (v: i fiamminghi) che mi ha affascinata e mi ha condotta ad una lettura molto più approfondita delle opere di cui parla (tutte presenti in una vasta iconografia).


D. Buzzati - Un amore (Marco F.)

Non avevo mai letto questo libro, molto chiacchierato alla sua uscita perché rivelava un Buzzati nuovo, scandaloso, diversissimo da quello dei 60 racconti, o del Deserto dei Tartari: ma in tempi di isolamento succede anche che ti passi per le mani e che te lo leggi.

 Il libro racconta la storia di un architetto benestante sui 50, single (fra le righe si intuisce che vive con la madre), abituale frequentatore di prostitute di alto bordo, che si invaghisce di una di esse, una ragazzina ventenne, ballerina della Scala, che arrotonda in una casa d’appuntamenti..

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H. Melville - Moby Dyck MOBY DICK (Piera H.)

Assolutamente fuori da ogni lettura da me fatta! Grandioso, assurdo, forse opera di un pazzo; straordinario e bellissimo! Una lingua ricchissima, pregnante, spesso inventata; potente immaginario, dolcissima poesia, paesaggi cinematografici. Tragedia esistenziale. Il tema non è l'uomo ma l'umano. Scespiriano!           Incredibile e interessantissimo il ruolo del traduttore (Ottavio Fatica) al quale mi piacerebbe porre mille domande: il testo in italiano è intessuto di parole allusive, espressioni inesistenti (penso anche in inglese!) eppure straordinariamente comunicative …… Come ha fatto!?!                                                 

Un libro che a cuor leggero non si può proprio 'consigliare' ma che mi ha dato una profonda felicità per quello che l'essere umano può essere in grado di fare. 




C. Augias, G. Filoramo - Il grande romanzo dei vangeli (Marco C.)

Sono arrivato su questo libro avendo letto le numerose recensioni

L’interesse è motivato per quanto può venirci in funzione di una propria elaborazione dei nostri vissuti in tema di “spiritualità”. 

Trascrivo prima  quanto presentato sull’ultima di copertina

I Vangeli non sono solo il testo sacro della  Cristianità, sono anche uno straordinario deposito di storia, personaggi, passioni. Ma cosa sappiamo davvero di Maria, di Pilato, di Pietro, della folla che ascolta il Discorso della montagna?

Chi sono davvero gli uomini e le donne di quel grande romanzo polifonico che sono i Vangeli? 

E’ un racconto di fatti, così come desunto dai tre vangeli sinottici di Marco, Luca e Matteo.

Non è questione di essere o meno d’accordo con gli autori e la loro esposizione, quanto di sapere tutta la storia, la vicenda di Gesù contestualizzata alla situazione socio culturale e religiosa del suo tempo. Poi è venuto il vangelo di Giovanni, con lo sviluppo conseguente della teologia, e duemila anni di dogmatismo cattolico.  

Il motivo dell’interesse e del coinvolgimento è per me l’aspetto di fede, per usare questo termine. 

Come evidente dal racconto, Gesù ha lasciato un messaggio che va al di là del contesto fattuale di riferimento. Ci fa sperare di avvicinarci a un livello superiore di conoscenza e di rapporto con il divino 

(Questo in estrema sintesi.  Sarebbe interessantissimo farne una occasione di confronto)


T. Gregory - Michel De Montaigne o della modernità (Gruppo di lettura)

La lettura  ha comportato delle difficoltà, si tratta infatti di un testo per “addetti ai lavori”,  edito dalla Normale di Pisa.  In più con gli originali di Montaigne, in francese dell’epoca (fine 1500).

Non tutti hanno potuto leggerlo, e in più alcuni hanno posto un netto rifiuto.

Resta comunque un apporto interessantissimo, che viene dall’opera di uno dei massimi pensatori del Rinascimento, e in particolare dagli Essais. 

In particolare colpisce l'attualità in rapporto alla cultura e alle problematiche dei nostri giorni. 

Abbiamo riscontrato  le linee principali del pensiero di Montaigne: 

- la separazione dal comportamento nella società rispetto alla ricerca  della propria felicità individuale

- il valore del dubbio in contrapposizione ai dogmatismi 

- la separazione fede/ragione

- il recupero dei testi antichi l'apertura al multiculturalismo e la pratica della tolleranza, evitando la strumentalizzazione delle religioni.   

Seguire i cambiamenti e i diversi punti di vista:

- la Fortuna e il moto degli Astri, che determinano il nostro percorso

- la conquista della serenità propria, in attesa della morte

Si ricorda un altro testo su Montaigne, che avevamo già visto qualche anno fa, e che sicuramente può darci continui spunti, "Un'estate con Montaigne" di Compagnon.

Avevamo anche portato un libro molto attuale di G. Papi "Il censimento dei radical chic". E’ una brillantissima simulazione, una paradossale battaglia tra il sentire comune, l’ignoranza, e gli intellettuali. C’è un pessimismo di fondo, ci si deve allineare a quello che sente la massa e gli intellettuali (i radical chic) vanno neutralizzati.

Colpisce un aspetto messo in evidenza già con Montaigne, quando mette in contrapposizione l’intellettuale con il senso comune della massa, per cui passa solo la facile ricerca del consenso .


Due compagni di viaggio per appassionati di musica e di filosofia

P. De Martini - Le case della musica - il Saggiatore 2018

P. Pagani - I luoghi del pensiero. Dove sono nate le idee che hanno cambiato il mondo - Neri Pozza 2019      (Paolo T.)

Di questi tempi non sappiamo bene se nei prossimi mesi ci si potrà muovere e viaggiare. Vedremo. Intanto suggerisco due letture un po’ speciali. Non sono guide turistiche nel senso tradizionale, per certi versi integrano le guide come le intendiamo abitualmente: una nel campo della musica, l’altra nel campo della filosofia. Che cosa accomuna i rispettivi autori e le loro opere? La convinzione che le dimore, i luoghi, i contesti in cui hanno vissuto i grandi della musica e i grandi della filosofia abbiano avuto un’influenza importante sull’origine delle loro opere

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S. Veronesi - Il Colibrì (Gruppo di Lettura)

La valutazione e i commenti sono stati variegati. Si può dire che, a parte l’apprezzamento o meno, il gruppo si è molto diviso tra rifiuto e accettazione

Circa la metà dei partecipanti ha espresso pareri positivi, seppure con molti distinguo.  Il racconto è  certamente coinvolgente e interessante.  Vengono comunque commentati gli aspetti di stile narrativo a proposito del linguaggio e della esposizione a flash, e poi una certa ridondanza delle descrizioni, e comunque per alcuni di noi il libro è molto coinvolgente e  addirittura commovente.

Val la pena allora leggere  gli scritti di alcuni di noi con i commenti che sono emersi durante l’incontro  (sono molto significativi di come può essere letto un libro, che cosa ci comunica e  l’apprezzamento o meno del testo)...

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S. De Beauvoir - L’età forte (Gruppo di lettura)

La lettura del libro è stata effettivamente difficoltosa e, a parte la lunghezza del testo, siamo fuori dal contesto culturale di riferimento  (Francia/ Parigi  nel periodo pre e post bellico,  gli autori dell’epoca e l’evoluzione dell’esistenzialismo). 

Si tratta dell’autobiografia dell’autrice, e dai commenti che ci siamo scambiati è emersa  una valutazione abbastanza condivisa sul significato e sul valore dell’opera

Si rimane colpiti dalla straordinaria personalità di SdB, e dal suo percorso di vita, intellettuale e artistico, che  è denotato da una marcata indipendenza culturale (liberare la libertà!) che poi coincide con gli inizi del femminismo.

Emerge la straordinaria “voracità” di conoscenza, sia delle persone con cui si relaziona, che del mondo, paesaggi e società diverse. L'autrice coltiva una continua sete di libertà, gira il mondo, anche da sola in lunghi e sfiancanti percorsi, non ha risorse economiche ma non è un problema.

La costante del suo modo esistenziale è il bisogno continuo di riscontrare il proprio comportamento con le persone di riferimento, a cominciare da Sartre con cui ha uno scambio continuo mai interrotto.

Comunque la parte più significativa del suo racconto è l'evoluzione del suo sentire, dalla ricerca della felicità alla compiutezza nel rapporto con le persone e infine con la società più in generale

Ne scaturisce la scoperta di sè come autotrice di romanzi; le vicende e i vissuti sono trasposti nella creazione letteraria, e la pubblicazione delle opere diventa così uno scopo di vita.


E. Ferrante - La vita bugiarda degli adulti (Gruppo di lettura)

E’ la vicenda della ricerca di identità di una ragazzina, e del suo percorso di crescita, tra la Napoli su e quella  giù, tra le incertezze e i tormenti, le bugie degli adulti e il contesto tormentato delle relazioni con parenti e conoscenti vicini. 

La conclusione è l’ingresso nell’età adulta con una sua scelta consapevole sulla perdita della verginità 

Dai commenti viene fuori una comune valutazione non propriamente entusiasta  del libro. Sembra un remake della precedente  tetralogia, al di là di pagine veramente mirabili

vai al commento di Marina B. C.

E. Fassone - Fine pena: ora (Gruppo di lettura)

Tutti d’accordo, intanto, sull’altissimo valore letterario del racconto.

Comunque coinvolgente, efficace nella descrizione del contesto, nell’analisi della psicologia dei protagonisti e nell’affrontare i temi sociali connessi.

Come sempre le valutazioni sono state variegate, ma non più di tanto, così come i punti di vista sul tema dell’ergastolo, che, così come viene praticato in Italia, è in effetti documentato come una mostruosità.

La vicenda del presidente e di Salvatore è stata un pò una scossa emotiva sul tema in generale della gestione dei carcerati, i ritardi e le omissioni nei programmi di recupero,   la gestione dei permessi e, appunto, dei fine pena. 

Viene sottolineato come non si debba trattare una figura umana trascendendo dalla complessità dei vari aspetti.

Due notazioni sul fatto che la previsione di ergastolo in Italia, a differenza di altri Paesi, può essere dovuta alle tante mafie che operano sul territorio, e poi un commento sul fatto di dover pensare anche alle vittime.

Comunque il contributo di Fassone è ampiamente apprezzato e condiviso, una boccata di ossigeno!  Colpisce come due figure così distanti possano arrivare ad un rapporto filiale.


H. Murakami - Norvegian Wood Tokio Blues (Gruppo di lettura)

il libro è generalmente piaciuto, anche se con diverse accentuazioni, e con una sola eccezione. 

In Tokio Blues, di Murakami è stata percepita una dimensione onirica, ma in un contesto reale.  Il racconto della vicenda del protagonista viene infatti inserito in un Giappone in piena transizione verso una cultura occidentale, dove però permangono aspetti tipicamente giapponesi (es. “cultura del suicidio”).

Watanabe vive infatti la sua vicenda, peraltro ai limiti dell’incredibile, tra due suicidi, nell’arco dei tre anni all’università, e poi resta nel vago la conclusione.   I personaggi sono travolti da situazioni che non sono preparati di fronteggiare, e le nuove abitudini occidentali sembrano quasi distruggerli (es. il bere smodato, i liberi rapporti sessuali).  Il tutto trasmette un sentimento inquietante di tristezza e di sbandamento,  comunque traguardato sempre alle nuove musiche occidentali, i Beatles e Norwegian Wood, all’inizio e poi in uno sfumato ricordo di vent’anni dopo. 


F. Aramburu - Patria (Gruppo di lettura)

Anche questa volta, il gradimento o meno dell’opera, i commenti e le valutazioni sono state molto diversificate. 

Provo a dare un senso a quanto ne è emerso.

Prima di tutto ci siamo sentiti un po’ in difficoltà nel confrontarci con lo stile narrativo del romanzo. 

Il racconto è un insieme di episodi esposti senza una sequenza temporale definita, e questo a volte può rendere la lettura faticosa.

Non è infatti una narrazione lineare, quanto piuttosto un insieme di episodi, ognuno riferito alle relazioni tra i personaggi coinvolti.

La vicenda è un insieme di prima e dopo  l’uccisione del marito della protagonista Bittori.

La situazione ETA fa da contesto, e tutti i protagonisti ne sono coinvolti e travolti, indipendentemente dalla condivisione o meno della lotta armata e dal  terrorismo.   

La grandezza del racconto è da riferirsi all’insieme delle relazioni che di volta in volta riguardano i protagonisti. 

Tutte sono vissute in modo appassionato e coinvolgente, e sempre con tratti di umanità e delicatezza di sentimenti.   

Prevalgono le storie delle protagoniste, Bittori e Miren,  nella difesa della memoria del marito e in quella del figlio terrorista.   

Tutti gli altri protagonisti sono di volta in volta coinvolti e partecipi, fino alla soluzione finale alla fine del la lotta armata.


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